L’IMMAGINE CORPOREA NEI DISTURBI ALIMENTARI
Disturbo dell’immagine corporea. Sono stati presentati nel 2015 a Bologna, presso l’Accademia delle Scienze di Medicina Palliativa, i primi risultati sul trattamento del disturbo dell’immagine corporea in pazienti con disturbi alimentari. Il protocollo è attivo da anni nel reparto dei disturbi della nutrizione e dell’alimentazione dell’Ospedale Maria Luigia. I risultati degli studi mostrano una riduzione della dispercezione corporea e una riduzione dell’ansia relativa alla percezione del proprio corpo.
Sommario
Immagine corporea
L’immagine corporea è “l’immagine del nostro corpo che ci formiamo nella mente e cioè il modo in cui il nostro corpo ci appare”. Quando questa immagine mentale si discosta in modo evidente dalla realtà allora parliamo di disturbo dell’immagine corporea.
Disturbo che porta, chi ne è affetto, a non riuscire a percepire in modo alterato le forme del proprio corpo. Alcune parti del corpo sono percepite in modo deforme e questa percezione si accompagna a sensazioni di inadeguatezza e di disgusto.
La presenza di un disturbo dell’immagine corporea è spesso concomitante ad un disturbo alimentare, in particolare nell’anoressia e nella bulimia nervosa. E’ per questo che, nel reparto DCA dell’Ospedale Maria Luigia, è attivo uno specifico trattamento per il questo disturbo.
Disturbo dell’immagine corporea
Ne parla il dott. Fulvio Arnone, per anni primario del reparto dei disturbi alimentari dell’Ospedale Maria Luigia e oggi responsabile dell’ambulatorio integrato per la cura dei disturbi alimentari presso il poliambulatorio dell’ospedale. “E’ importante, per la cura di un paziente affetto da disturbi del comportamento alimentare, prevedere un trattamento specifico per il disturbo dell’immagine corporea.
La letteratura internazionale evidenzia infatti che, anche in pazienti DCA che presentano una completa remissione dei sintomi alimentari, spesso si mantiene nel tempo il disturbo dell’immagine corporea. Il mantenimento di questo disturbo è spesso causa di ricadute nella malattia, oltre a rappresentare uno dei fattori scatenanti e di mantenimento di anoressia e bulimia”
Immagine corporea
“Per questo motivo abbiamo introdotto nel nostro programma integrato di cura per i disturbi alimentari il trattamento per il disturbo dell’immagine corporea. Il percorso di cura per anoressia nervosa e bulimia nervosa prevede infatti, da sempre, una particolare attenzione alla relazione tra il paziente e il suo corpo.
Il trattamento è indirizzato non solamente all’aumento ponderale quanto piuttosto al rapporto tra corpo e Sè, all’integrazione tra questi due elementi, per una migliore relazione con se stessi e con gli altri. Ai nostri pazienti è offerta una vera e propria rieducazione alla corporeità, ad un corpo che non è più oggetto ma soggetto. In virtù di questo, abbiamo sviluppato il trattamento per il disturbo dell’immagine corporea offrendo, ai nostri pazienti, una cura specifica per questo sintomo nucleare”.
Immagine corporea: il trattamento
Il disturbo dell’immagine corporea e i disturbi alimentari sono da sempre collegati tra loro. Hilde Brunch, psichiatra americana del secolo scorso, sosteneva infatti che senza una correzione del disturbo dell’immagine corporea non sarebbe stato possibile una remissione duratura dei sintomi nei disturbi alimentari. L’alterato rapporto con il proprio corpo è un elemento caratteristico sia dell’anoressia nervosa che della bulimia nervosa. Ma quando parliamo di disturbo dell’immagine corporea parliamo di qualcosa di più pesante rispetto alla semplice insoddisfazione per il proprio corpo.
Le pazienti che lamentano questo disturbo infatti percepiscono realmente il proprio corpo in maniera alterata. Spesso percependolo come deforme, enorme e sproporzionato. Per questo all’Ospedale Maria Luigia è stato proposto un percorso di trattamento specifico per il disturbo dell’immagine corporea.
A parlare di questo trattamento la dott.ssa Maria Laura Chierici, Tecnico della Riabilitazione Psichiatrica e parte integrante dell’equipe per la cura dei disturbi dell’alimentazione dell’Ospedale Maria Luigia.
Immagine corporea e disturbi alimentari
Il cuore del lavoro si concentra sullo schema corporeo e sull’immagine corporea. “Il nostro lavoro, in sinergia con il lavoro degli psicologi e degli psichiatri, si focalizza sulla componente percettiva del disturbo dell’immagine corporea. Attraverso particolari tecniche di trattamento i pazienti sono invitati a riprendere gradualmente contatto con il proprio corpo, con le proprie sensazioni viscerali e propriocettive, a sviluppare un atteggiamento di accoglienza e di consapevolezza delle proprie forme e dei correlati emotivi legati alla percezione corporea”.
Il trattamento prevede la partecipazione ad esserci di gruppo che si concentrano sulla percezione corporea. Attraverso esercizi di rilassamento, uniti ad esercizi di propriocezione, esterocezione ed interocezione, gradualmente le pazienti sono invitate a prendere nuovamente contatto con le proprie sensazioni corporee. Il protocollo prevede inoltre la terapia di esposizione allo specchio, questa volta attuata a livello individuale. L’esposizione allo specchio è l’ultimo passo per completare il percorso di ristrutturazione di un’immagine reale e funzionale.
Disturbo dell’immagine corporea, risultati preliminari
Il trattamento ha previsto una sistematica raccolta di dati dopo ogni seduta di trattamento. I risultati sono stati presentati a Bologna, il 16 ottobre 2015, presso l’Accademia delle Scienze di Medicina Palliativa, come conclusione di un percorso di specializzazione sul trattamento del disturbo dell’immagine corporea.
I primi risultati di quest’analisi sono confortanti. L’analisi qualitativa svolta sul materiale raccolto nei due anni di sperimentazione mostra buoni risultati. Si assiste infatti, nel corso del trattamento, ad un graduale miglioramento dell’immagine corporea dei pazienti, ad una riduzione delle dispercezioni e ad una maggiore consapevolezza dei vissuti emotivi collegati al corpo.
Commenta in conclusione il dott. Arnone “sono ancora risultati preliminari, che si basano su schede di autovalutazione che le pazienti compilano ad ogni seduta. Ma crediamo di aver intrapreso una buona strada e continueremo a lavorare in questa direzione”