ATTACCHI DI PANICO E DISTURBO DI PANICO. SINTOMI E CURA
L’attacco di panico è un evento caratterizzato da un’ansia molto intensa, tachicardia, fiato corto e paura di morire o di impazzire. Può presentarsi in qualsiasi momento e spesso è associato a periodi di forte stress e stanchezza. Quando gli attacchi di panico si presentano frequentemente in un breve lasso di tempo allora si parla di disturbo di panico. Il disturbo di panico è un disturbo presente nel DSM-5 nel capitolo dei disturbi d’ansia, insieme al disturbo d’ansia generalizzata, alle fobie e altri disturbi d’ansia specifici. Il trattamento prevede generalmente l’utilizzo di farmaci ansiolitici (sintomatici) o antidepressivi, l’utilizzo di tecniche di rilassamento, colloqui clinici e psicoterapia.
Sommario
- Attacchi di panico
- Sintomi dell’attacco di panico
- Attacco di panico e diagnosi del DSM-5
- Cause degli attacchi di panico
- Meccanismi cognitivi alla base degli attacchi di panico
- Quanto dura un attacco di panico?
- Conseguenze degli attacchi di panico
- Attacco di panico con agorafobia
- Cura del disturbo di panico
- Cura farmacologica del disturbo di panico
- Cura psicologica dell’attacco di panico
- Bibliografia
- Autori
Attacchi di panico
Gli attacchi di panico sono episodi di breve durata durante i quali, chi ne soffre, è preda di una forte ansia e paura molto intensa, senza un apparente pericolo. Il termine “panico” deriva dal nome del dio Pan, il dio dei pascoli e della natura.
Il dio Pan era un essere spaventoso, aveva infatti il corpo mezzo umano e mezzo caprino. Il mito racconta che il dio Pan era solito attaccare improvvisamente le ninfe del bosco, durante il meriggio, per possederle, suscitando in loro un terrore vivissimo e bloccante, appunto il “timor panico”.
Da questo mito trova origine il termine “attacchi di panico“. Gli attacchi di panico sono stati di ansia molto forte, che insorgono per lo più inaspettatamente e che provocano intensa paura di perdere il controllo, di impazzire o di morire.
Durante gli attacchi sono presenti numerosi sintomi fisici che allarmano il soggetto, come fatica a respirare con senso di oppressione toracica, dolore al petto, tachicardia e vertigini.
Sintomi dell’attacco di panico
I sintomi dell’attacco di panico riguardano sia aspetti psichici che fisici. I principali sintomi dell’attacco di panico sono:
- paura di perdere il controllo
- sudorazione intensa
- palpitazioni
- tremori
- sensazione di soffocamento
- dolore al petto
- senso di sbandamento e vertigini
- nausea
- brividi
- formicolii o sensazioni di intorpidimento agli arti
Non è necessario che durante un attacco siano presenti tutti questi sintomi, infatti spesso la manifestazione di un attacco di panico può differire da soggetto a soggetto. La frequenza con cui si manifestano i sintomi del panico definisce, in genere, la gravità del disturbo.
E’ possibile infatti che gli attacchi di panico si manifestino con una relativa bassa frequenza, ad esempio uno al mese. In casi più gravi gli attacchi possono essere diversi nell’arco della stessa giornata. Quando un soggetto è vittima di frequenti attacchi di panico allora si parla di disturbo di panico.
Attacco di panico e diagnosi del DSM-5
Il disturbo di panico è un disturbo del DSM-5 presente nel capitolo dei disturbi d’ansia. E’ un disturbo caratterizzato dalla presenza di ricorrenti attacchi di panico (almeno due, anche se in genere gli attacchi sono molti di più) definiti come “inaspettati”.
Il termine “inaspettati” sta a significare che, apparentemente, non si evidenziano cause scatenanti l’attacco.
In un disturbo di panico gli attacchi possono comparire come fulmini a ciel sereno, in alcuni casi quando l’individuo si sta rilassando o addirittura durante il sonno. Secondo il DSM-5 la diagnosi di disturbo di panico è possibile se sono presenti almeno 4 dei seguenti sintomi:
- palpitazioni o tachicardia
- sudorazione
- tremori
- sensazione di fiato corto o di fatica nel respirare
- sensazione di soffocamento
- dolore retrosternale
- nausea o dolori addominali
- vertigini, sensazione di instabilità, testa leggera o sensazione di svenimento
- brividi o vampate di calore
- parestesie (sensazioni di formicolio o di intorpidimento)
- derealizzazione (sensazioni di irrealtà) o depersonalizzazione (sentirsi separato da se stesso)
- sensazione di perdita del controllo o di “diventare matto”
- paura di morire
Inoltre per almeno un mese il soggetto presenta una persistente paura e preoccupazione di avere altri attacchi di panico. Questo provoca inoltre una riduzione della qualità di vita del soggetto. Ad esempio con la riduzione significativa della vita sociale, o lavorativa.
Cause degli attacchi di panico
Le cause degli attacchi di panico possono essere molto diverse tra loro. In genere il primo attacco si verifica durante un periodo particolarmente stressante dell’individuo. Lo stress può essere dovuto ad un evento acuto oppure alla presenza di numerosi fattori concomitanti. Le principali cause di un attacco di panico possono essere:
- lutti
- malattie gravi
- cambiamenti importanti nella vita (matrimonio, lavoro, separazioni)
- periodi di iperlavoro o di scarso riposo
- situazioni relazionali conflittuali
- cambiamenti di ruolo (ad es. il pensionamento)
- traumi
- problematiche finanziarie
Dopo il primo attacco in genere l’individuo sviluppa una forte preoccupazione e vive in uno stato costante di apprensione. “Se il primo attacco è stato inaspettato allora potrebbe ripresentarsi ancora senza nessun avvertimento”.
Meccanismi cognitivi alla base degli attacchi di panico
Questo pensiero è molto comune tra chi soffre di attacchi di panico e porta i soggetti a rimane in uno stato di tensione costante, in una sorta di ansia anticipatoria, di “paura della paura” che porta ad aumentare i livelli di stress e quindi favorire futuri attacchi.
Si instaura quindi un circolo vizioso, dove è la paura di stare male che alimenta l’ansia. L’ansia diventa panico e si produce un nuovo attacco.
In altri casi gli attacchi di panico sono invece causati da un disturbo più grave. La depressione maggiore, i disturbi alimentari, il disturbo post-traumatico da stress sono alcuni dei disturbi che possono presentare, in comorbilità, un disturbo di panico.
Quanto dura un attacco di panico?
Un attacco di panico in genere dura tra i cinque e i venti minuti anche se saltuariamente può durare di più. La durata comunque, in genere, non supera l’ora. Durante questo periodo di tempo i livelli di ansia sono molto forti e il soggetto è convinto che sia a serio rischio la propria incolumità.
L’attacco di panico va in remissione spontaneamente. I sintomi infatti dopo circa una ventina di minuti spariscono lasciando il soggetto in uno stato di profondo sbigottimento e allarme. Attraverso tecniche di controllo del respiro è comunque possibile limitare la durata degli attacchi o impedirne l’insorgenza.
Conseguenze degli attacchi di panico
In genere chi soffre di attacchi di panico sviluppa delle conseguenze psicologiche sia sul piano cognitivo ed emotivo, sia sul piano comportamentale.
Può sviluppare preoccupazioni rispetto alla propria salute fisica (i pazienti possono pensare che gli attacchi siano dovuti ad una qualche grave malattia che mette in pericolo la loro vita) oppure possono sviluppare problemi nella sfera sociale e nelle autonomie personali.
Alcuni soggetti possono manifestare la preoccupazione di ritrovarsi da soli durante un attacco (ad esempio possono evitare di utilizzare l’auto) e non avere quindi nessuno a cui chiedere aiuto.
Tendono quindi a ridurre ed evitare le situazioni in cui sono costretti a rimanere da soli. Oppure, al contrario, possono essere preoccupati di avere attacchi di panico in situazioni e contesti dove ci sono tante persone, per paura di essere giudicati negativamente dagli altri, quindi tendono ad isolarsi e non uscire di casa.
Attacco di panico con agorafobia
Una delle conseguenze degli attacchi di panico può essere lo sviluppo di agorafobia, un disturbo d’ansia che si ritrova nel DSM-5.
Nonostante l’etimologia suggerisca che l’agorafobia sia la paura degli spazi aperti (dal greco αγορά: piazza e φοβία: paura) in realtà il termine è utilizzato per descrivere la paura collegata a diversi luoghi. Nello specifico con il termine agorafobia intendiamo la paura:
- ad usare trasporti pubblici (treni, autobus, taxi etc.)
- degli spazi aperti (centri commerciali, ponti etc.)
- degli spazi chiusi (negozi, cinema etc.)
- dello stare in fila o in mezzo ad una folla
- di stare da solo fuori casa
In genere è possibile che il disturbo di panico si associ all’agorafobia. Spesso infatti la paura di avere degli attacchi in contesti pubblici porta le persone ad evitare determinate situazioni o contesti. L’evitamento però rinforza la paura e la alimenta, portando così allo sviluppo dell’agorafobia.
Cura del disturbo di panico
La cura del disturbo di panico può prevedere diverse modalità terapeutiche. In genere i trattamenti possono essere di tipo farmacologico, psicoterapeutico, oppure integrare farmacoterapia e psicoterapia.
Il primo passo fondamentale è comunque quello di accettare di avere un problema e di farsi aiutare. Difficilmente questi disturbi, per quanto non gravi, possono essere curati da soli.
E’ necessario infatti l’intervento di un professionista che aiuti a trovare la strategia terapeutica più efficace. Curare un disturbo di panico, chiedendo aiuto il prima possibile, scongiura il cronicizzarsi del disturbo ed evita che si instauri il circolo vizioso della paura.
Una volta accettato il problema sarà lo specialista a indicare i passi successivi. In genere di fronte a frequenti attacchi di panico, può essere necessario escludere cause di natura organica (per questo è consigliabile fare riferimento in primis al proprio medico curante). Una volta accertata la natura psicologica degli attacchi è possibile iniziare la cura.
Cura farmacologica del disturbo di panico
Per la cura degli attacchi di panico è possibile intervenire con terapie psicofarmacologiche adeguate. Ci sono diverse classi di farmaci che vengono impiegati con successo nel trattamento del disturbo di panico. Una tipologia di farmaci molte spesso utilizzati (e abusati) sono le benzodiazepine.
Benzodiazepine
Le benzodiazepine sono farmaci sintomatici, cioè agiscono solo temporaneamente sul sintomo ansioso, bloccando l’attacco di panico. Ma spesso, se non si sono comprese e affrontate le cause scatenanti del disturbo, alla sospensione del trattamento con benzodiazepine, il disturbo può ripresentarsi.
Sono inoltre farmaci che possono portare a sviluppare tolleranza e dipendenza. Per maggiori informazioni sulla dipendenza da benzodiazepine puoi leggere: Dipendenza da benzodiazepine.
Antidepressivi
Altre classi di farmaci utilizzati per gli attacchi di panico sono gli antidepressivi. Attualmente vengono privilegiati gli SSRI, detti “antidepressivi di nuova generazione” che, rispetto ai vecchi antidepressivi, sono meglio tollerati e presentano minori effetti collaterali.
Nella scelta di una terapia farmacologica è comunque indispensabile affidarsi al proprio medico psichiatra di fiducia, in quanto le terapie richiedono un attento controllo da parte di un medico.
Inoltre la valutazione da parte di uno specialista può aiutare ad identificare eventuali disturbi in comorbilità al disturbo di panico (ad es. un disturbo depressivo), consentendo di impostare una migliore e più efficace terapia farmacologica.
Cura psicologica dell’attacco di panico
Per il trattamento del disturbo di panico in concomitanza o in alternativa al percorso farmacologico è possibile affrontare un percorso di psicoterapia.
Una delle possibile psicoterapie utili in questi casi è la terapia cognitivo comportamentale, che ha mostrato di essere efficace nel trattamento del disturbo di panico. Attraverso esercizi di rilassamento, di gestione e controllo del respiro, uniti ad un lavoro su pensieri e idee disfunzionali è possibile ridurre se non eliminare la presenza degli attacchi di panico e ritrovare un senso di benessere e di autoefficacia.
Parte fondamentale della terapia cognitivo comportamentale, ma di molto psicoterapie, è la psicoeducazione. La psicoeducazione consiste nel fornire informazioni cliniche sugli attacchi di panico, sulla loro non pericolosità e sui meccanismi che spesso mantengono e sostengono il disturbo.
Vengono fornite informazioni su strategie per controllare il disturbo (ad es. respirare dentro un sacchetto di carta aiuta a ridurre l’intensità dei sintomi del panico), vengono affrontate le principali paure e vengono sfatati molti miti (ad es. l’attacco di panico non è pericoloso o non significa che il soggetto stia impazzendo). Inoltre vengono affrontate le principali strategie maladattive del soggetto e viene aiutato il paziente a riappropriarsi della propria quotidianità.
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