INTEROCEZIONE E DISTURBI ALIMENTARI

Il termine interocezione è stato per la prima volta coniato da Sherrington nel 1906. Con questo termine, che distingueva l’interocezione dall’esterocezione e dalla propriocezione, Sherrington voleva indicare la percezione degli stati corporei interni, per lo più legati a recettori degli organi interni. Ad oggi con il termine interocezione, si intende qualcosa di più complesso, ovvero la capacità del sistema nervoso di percepire, interpretare e integrare segnali provenienti dall’interno del corpo e anche dalla pelle.

L’interocezione è essenziale per il mantenimento di stati interni stabili, per la regolazione emotiva, nei processi cognitivi e anche comportamentali, incluso quello alimentare. La ricerca ha infatti dimostrato che deficit interocettivi sono correlati a diversi disturbi mentali, tra cui disturbi alimentari, ansia e depressione. In particolare, nei disturbi alimentari, deficit interocettivi sono considerati un aspetto centrale da considerare attentamente. In questo articolo approfondiremo il rapporto tra interocezione e disturbi alimentari.

Interocezione: origine del termine

Il termine “interocezione”, un termine introdotto per la prima volta da da Sir Charles Sherrington nei primi anni del 1900, va compreso all’interno della sua divisione dei sistemi sensoriali. Per Sherrington i sistemi sensoriali potevano essere grossolanamente suddivisi in esterocettivi, propriocettivi e interocettivi.

Per Sherrington l’esterocezione si occupava di codificare aspetti provenienti dall’esterno del corpo e che utilizzavano i canonici cinque sensi (vista, udito, olfatto, gusto e tatto). La propriocezione consentiva la percezione del corpo in movimento, oltre che la percezione della postura e dell’equilibrio. Mentre l’interocezione, legata principalmente a recettori situati nella muscolatura liscia viscerale involontaria, fornivano informazioni sullo stato interno dell’organismo.

Sviluppo del termine “interocezione”

Nel corso del tempo, l’interesse per l’interocezione è cresciuto notevolmente, con un significativo aumento di studi e ricerche a partire dagli anni 2000. Un contributo significativo allo sviluppo del concetto di interocezione è stato fornito da Arthur Dewitt Craig nel 2002. Craig ha ridefinito il concetto di interocezione estendendone il dominio dalla semplice sensazione viscerale a un ambito più ampio che comprende la totalità delle sensazioni corporee.

Immagine tratta da Craig (2015)

Craig ha infatti scoperto che ci sono recettori tattili, termici e nocicettivi nella pelle che portano le loro informazionii non alla corteccia somatosensoriale primaria (come si credeva originariamente), ma alla corteccia dell’insula che è, ad oggi, considerata la corteccia interocettiva primaria.

A partire da questi studi Craig ha proposto che, con il termine interocezione, si debba intendere un processo di integrazione e interpretazione delle condizioni fisiologiche complessive dell’intero corpo, e non solo degli organi interni.

Interocezione, un termine ombrello

Negli ultimi 20 anni si sono moltiplicati gli studi sull’interocezione, comprendendo diverse discipline, tra cui la Psicologia, le Neuroscienze e la Fisiologia. Questi sviluppi hanno portato il termine “interocezione” ad essere considerato un termine “ombrello”, che comprende vari aspetti:

  • i segnali afferenti dal corpo al cervello;
  • la codifica, l’integrazione delle informazioni riguardanti lo stato del corpo;
  • l’influenza che le informazioni interocettive hanno su percezione, cognizione e azione;
  • le manifestazioni psicologiche di queste rappresentazioni quando diventano coscienti;

Dall’originale definizione di Sherrington, focalizzata sui recettori sensoriali interni, all’ampliamento proposto da Craig, che include la percezione olistica del corpo, l’interocezione si è quindi evoluta diventando un concetto multidimensionale.

Interocezione e disturbi alimentari

Rispetto alla relazione tra interocezione e disturbi alimentari, è da tempo che si ritiene che una alterata consapevolezza interocettiva sia considerata un fattore chiave nell’anoressia nervosa. Sin dagli anni ’60, l’incapacità di riconoscere gli stati corporei è stata identificata come una caratteristica distintiva dei pazienti con anoressia nervosa (Bruch, 1962).

Esistono diversi modi per misurare l’interocezione. Un metodo sfrutta l’utilizzo dell’elettroencefalogramma (EEG), in particolare attraverso lo studio di un particolare segnale, l’heartbeat evoked potential (HEP).

Immagine tratta da Petzschner et al., 2019

Tanto più ampio è questo segnale, tanto più il soggetto è in grado di percepire in modo accurato il battito del proprio cuore. L’ampiezza dell’HEP è stata infatti collegata in modo significativo alle abilità di cardiocezione (Pollatos & Schandry, 2004).

Anche in ambito clinico questo segnale è importante. Pazienti con anoressia nervosa mostrano infatti una riduzione dell’intensità dell’Heartbeat Evoked Potential (Cambi et al., 2023), a conferma delle problematiche interocettive di questa tipologia di pazienti.

Accuratezza, sensibilità e consapevolezza interocettiva

Dal punto di vista più psicologico, l’interocezione è stata suddivisa in tre dimensioni chiave secondo la proposta di Garfinkle e Critchley (Garfinkel & Critchley, 2013). Queste dimensioni comprendono l’accuratezza interocettiva, la sensibilità interocettiva e la consapevolezza interocettiva.

Accuratezza interocettiva

L’accuratezza interocettiva, nota anche come interoceptive sensitivity, viene misurata invitando i soggetti a chiudere gli occhi e concentrarsi sul proprio battito cardiaco.

Si chiede poi di contare mentalmente tutti i battiti cardiaci che vengono sentiti e li si rapporta al numero effettivo di battiti. Tanto più un soggetto è preciso nel rilevare i battiti cardiaci (cioè riuscirà a contare in modo preciso i propri battiti) tanto più avrà una accuratezza interocettiva alta.

Sensibilità interocettiva

La sensibilità interocettiva, o interoceptive sensibility, viene invece valutata attraverso questionari come il Body Perception Questionnaire (BPQ). Questa dimensione rappresenta una valutazione soggettiva delle capacità di percepire correttamente i segnali corporei interni.

Consapevolezza interocettiva

Infine, la consapevolezza interocettiva, o interoceptive awareness, rappresenta un’abilità metacognitiva relativa alla capacità di percepire con precisione le sensazioni corporee interne. Può essere considerata come la consapevolezza della propria accuratezza interocettiva.

Oppure, da altri, la consapevolezza interocettiva può essere vista come un costrutto multidimensionale che prende in considerazione diverse dimensioni dell’interocezione. Può essere misurata ad esempio con dei questionari, come il MAIA (il Multidimensional Assessment of Interoceptive Awareness), un questionario che valuta 8 diverse sottoscale collegate alla consapevolezza interocettiva.

Deficit interocettivi nei disturbi alimentari

Studi clinici hanno evidenziato che i pazienti affetti da anoressia nervosa presentano una ridotta capacità di percepire accuratamente il proprio battito cardiaco (quindi una bassa accuratezza interocettiva) a differenza di individui sani (Fischer et al., 2016).

Inoltre, un’indagine approfondita tramite risonanza magnetica funzionale (fMRI) ha messo in luce anomalie nell’attivazione dell’insula durante compiti interocettivi nei pazienti con anoressia nervosa rispetto a soggetti sani (Kerr del 2015).

Infine, la letteratura recente (Perry et al., 2021; Monteleone et al., 2021), sottolinea che non solo l’accuratezza interocettiva ma anche la consapevolezza interocettiva è deficitaria nei pazienti con disturbi alimentari.

Le problematiche interocettive possono portare ad una serie di problematiche, nello specifico tre aspetti sembrano collegare i deficit interocettivi e disturbi alimentari, soprattutto in tre diverse dimensioni:

  • Sensazioni viscerali legate a fame e sazietà
  • Deficit nel riconoscimento e nella regolazione delle emozioni
  • Disagio e insoddisfazione corporea

Fame e sazietà

I disturbi alimentari sono spesso caratterizzati da alterazioni riguardo alle sensazioni di fame e sazietà. I pazienti con anoressia nervosa, ad esempio, tendono a riferire un senso di sazietà maggiore e più prolungato rispetto alle persone sane, specialmente dopo i pasti (Robinson, 1989).

Tale fenomeno potrebbe essere dovuto a una sensibilità interocettiva alterata, tuttavia studi recenti, utilizzando la risonanza magnetica per misurare i volumi gastrici postprandiali, hanno evidenziato che un terzo dei pazienti con anoressia nervosa segnala sazietà e assenza di fame anche quando lo stomaco è completamente vuoto.

Questo suggerisce che le alterazioni della sazietà in AN potrebbero essere dovute più all’interpretazione e alla percezione dei segnali viscerali piuttosto che a differenze effettive nella sensibilità viscerale.

Consapevolezza emotiva

Dai primi anni ’90, si ritiene che l’interocezione giochi un ruolo nell’esperienza soggettiva delle emozioni. Recenti scoperte evidenziano infatto come la sensibilità interocettiva sia positivamente correlata con l’intensità delle emozioni provate.

Nei disturbi alimentari, anomali processi interocettivi alterati potrebbero quindi spiegare difficoltà nel processamento delle emozioni, incluso l’alto tasso di alessitimia, caratterizzata dalla ridotta capacità di identificare e descrivere i propri sentimenti. In particolare, i tassi di alessitimia sono quasi del 77% nei pazienti con anoressia nervosa rispetto al 6,7% nei soggetti di controllo, con l’interocezione inversamente associata a tutte le caratteristiche dell’alessitimia.

I pazienti con disturbi alimentari mostrano inoltre una ridotta capacità di auto-regolazione delle emozioni. Anche le capacità di regolarsi emotivamente sono risultate significativamente correlate alle abilità interocettive evidenziano uno stretto legame tra consapevolezza emotiva, regolazione delle emozioni e interocezione (Critchley HD & Garfinkel SN. 2017).

Disturbo dell’Immagine Corporea

La consapevolezza interocettiva è stata collegata anche al disturbo dell’immagine corporea. Deficit interocettivi sono infatti correlati ad un’alta insoddisfazione per la propria immagine corporea e a una tendenza aumentata all’auto-oggettivazione (ossia alla percezione del proprio corpo come un oggetto e non come un soggetto).

Recenti ricerche hanno infatti evidenziato che una bassa consapevolezza interocettiva può predire l’intensità di illusioni corporee come la Rubber Hand Illusion. Una maggiore malleabilità nell’immagine corporea sarebbe quindi associata ad un rischio maggiore di sviluppare un disturbo percettivo dell’immagine corporea.

Bibliografia

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Bruch, Hilde M.D.. Perceptual and Conceptual Disturbances in Anorexia Nervosa. Psychosomatic Medicine 24(2):p 187-194, March 1962.

Perry, T. R., Wierenga, C. E., Kaye, W. H., & Brown, T. A. (2021). Interoceptive Awareness and Suicidal Ideation in a Clinical Eating Disorder Sample: The Role of Body Trust. Behavior Therapy, 52(5), 1105–1113. https://doi.org/10.1016/J.BETH.2020.12.001

Monteleone, A. M., Cascino, G., Martini, M., Patriciello, G., Ruzzi, V., Delsedime, N., … Marzola, E. (2021). Confidence in one-self and confidence in one’s own body: The revival of an old paradigm for anorexia nervosa. Clinical Psychology & Psychotherapy, 28(4), 818–827. https://doi.org/10.1002/CPP.2535

Kerr, K. L., Moseman, S. E., Avery, J. A., Bodurka, J., Zucker, N. L., & Simmons, W. K. (2015). Altered Insula Activity during Visceral Interoception in Weight-Restored Patients with Anorexia Nervosa. Neuropsychopharmacology 2016 41:2, 41(2), 521–528. https://doi.org/10.1038/npp.2015.174

Fischer, D., Berberich, G., Zaudig, M., Krauseneck, T., Weiss, S., & Pollatos, O. (2016). Interoceptive processes in anorexia nervosa in the time course of cognitive-behavioral therapy: A pilot study. Frontiers in Psychiatry, 7(DEC), 227709. https://www.frontiersin.org/articles/10.3389/fpsyt.2016.00199/full

Robinson, P. H. (1989). Perceptivity and Paraceptivity During Measurement of Gastric Emptying in Anorexia and Bulimia Nervosa. The British Journal of Psychiatry, 154(3), 400–405. https://doi.org/10.1192/BJP.154.3.400

 

Autore

dott. Paolo Artoni: Paolo Artoni è Tecnico della Riabilitazione Psichiatrica presso l'Ospedale Maria Luigia