DROGHE PESANTI E LEGGERE – INTERVISTA AL DOTT. LAMBERTINO
In questa puntata di Mindset viene intervistato il dott. Samuele Lambertino, primario all’Ospedale Maria Luigia. Il tema della puntata riguarda le sostanze stupefacenti, il loro utilizzo e le problematiche connesse.
Sommario
- Dott. Lambertino, che cos’è una droga?
- Dipendenza fisica e psicologica. Cosa sono?
- C’è quindi un rischio depressivo molto forte in chi usa cocaina?
- E per quel che riguarda le cosiddette “droghe leggere”?
- Quali effetti le droghe hanno sulla vita sociale e di relazioni?
- Come aiutare qualcuno che ha una dipendenza da sostanze?
- Autore
Dott. Lambertino, che cos’è una droga?
Ci sono molteplici tipologie di droghe. Per cercare di essere più generali nelle definizioni, anche un farmaco può essere una droga. In quanto viene ingerito e va a creare delle modificazioni a livello sia del nostro organismo che del nostro comportamento fisico e psicologico. Più specificamente con il termine droghe però intendiamo sostanze che creano delle dipendenze, che possono essere fisiche o psicologiche.
Dipendenza fisica e psicologica. Cosa sono?
Un aspetto importante è differenziare tra dipendenza fisica e psicologica. Per esempio tutti i farmaci oppiacei creano dipendenza fisica. Si parla di dipendenza fisica quando, alla sospensione del farmaco, si assiste alla presenza di sintomi astinenziali anche molto marcati. Ad esempio ci sono persone che si svegliano già al mattino in preda a dolori muscolari molto intensi, con presenza di sudorazione, e devono assumere l’oppiaceo per calmare questi dolori.
Una dipendenza più psichica è quella da cocaina. Anche in questo caso c’è una base di dipendenza fisica ma molto meno intensa rispetto all’oppiaceo. Si parla in questi casi di dipendenza psicologica. La persona, ad esempio, esce alla sera e dopo il primo bicchiere di vino si slatentizza questo desiderio irrefrenabile di andare a comprarsi la cocaina per concludere la serata. Se inizialmente l’utilizzo è saltuario, piano piano il consumo diventa sempre più frequente fino a diventare quotidiano.
Il fatto che la dipendenza da cocaina sia più marcatamente psicologica non significa che sia meno grave di una dipendenza fisica da oppiaceo. Ad esempio l’uso continuativo di cocaina determina spesso lo sviluppo concomitante di depressione. Inizialmente magari viene utilizzata la cocaina per liberarsi dai pensieri, per poi ritrovarsi, dopo magari un mese o un paio di mesi, con l’umore sempre un po’ più basso. Il calo dell’umore porta ad un aumento del consumo di cocaina, innescandosi così un circolo vizioso.
C’è quindi un rischio depressivo molto forte in chi usa cocaina?
Sì c’è un rischio depressivo molto forte. Da una parte legato al senso di colpa giornaliero. Infatti dopo una serata di abuso spesso, il giorno dopo, il soggetto avverte un senso di colpa molto grande. A questo effetto si aggiunge una vera e propria depressione nel medio-lungo periodo. Che il soggetto avverte e cerca di “curare” assumendo altra cocaina. La cocaina può quindi essere utilizzare come “farmaco improprio”, perchè in effetti, sul momento, fa passare i pensieri.
Lo dico sempre ai miei pazienti. “Anche io ho molti pensieri e molte responsabilità. Ma voi mi insegnate che quella non è la strada. Mi insegnate che quella diventa poi una galera.” In conclusione comunque sia la dipendenza psicologica che quella fisica sono dipendenze pericolosissime.
E per quel che riguarda le cosiddette “droghe leggere”?
Ad oggi si parla molto di legalizzare le droghe leggere. Quando dico ai miei pazienti o ai ragazzi delle scuole “attenzione alla cannabis perchè potrebbe slatentizzare disturbi psichiatrici importanti” loro spesso mi dicono “E allora l’alcol? E il fumo? Anche quelli fanno male”. E hanno ragione.
Quello che però noto è che ancora, il legislatore, non affronti il tema della concentrazione di THC nella marijuana o nell’hashish. Il THC è il principio attivo. C’erano delle leggi in America che dicevano che sopra una percentuale è considerata pesante, sotto è considerata leggera. E posso anche essere d’accordo con questa impostazione.
Ad oggi alcune varianti di marijuana arrivano al 30% di THC. Se liberalizzassero una sostanza con una concentrazione tra il 30 e il 40% di THC sarebbe una follia, per come la vedo io. Il problema è che un’alta percentuale di THC, anche nei casi in cui non porta a sviluppare paranoie o slatentizzare disturbi psicotici gravi, sviluppa quella che chiamiamo “sindrome amotivazionale”. La persona è meno motivata, si lascia sempre più andare e sviluppa una dipendenza. Che in questi casi è anche in parte fisica.
Se liberalizzassero massimo 10% di THC sarebbe diverso. Non voglio passare ne per bigotto ma nemmeno per quello che dice “liberalizziamo tutto”. Ma liberalizzare al 30% sarebbe una follia. Ci sono varianti di hashish che arrivano al 60-70%!!! E quando leggo articoli sui giornali che parlano di liberalizzazione, non leggo mai riflessioni sulla concentrazione di THC.
Diciamo che in genere tutte le sostanze stupefacenti hanno effetti disinibenti e “facilitanti” le relazioni sociali. Se io ho timore in determinate situazioni sociali, come entrare in una discoteca o parlare con una ragazza, posso assumere la sostanza che sia cocaina o marijuana o altro, e in quel momento la sostanza mi aiuta. Però attenzione, con il passare del tempo l’utilizzo di sostanze ti porta alla solitudine. Questo me lo dicono tutti i pazienti. Alla fine ti ritrovi marginale rispetto alla società.
Quindi per tanti la fregatura è che si ha l’illusione di essere più brillanti in società quando si usa. Ma con il passare del tempo si diventa sempre più soli.
Come aiutare qualcuno che ha una dipendenza da sostanze?
Domanda complessa e non facile. Se infatti la persona che fa uso è convinta che quella sostanza non sia dannosa e non sia per lui un problema è estremamente difficile. La sostanza infatti, inizialmente, facilita. E’ una scorciatoia.
Quello che dico io è che bisogna essere presenti. Già dall’inizio, facendo prevenzione nelle scuole. Bisogna essere presenti, ascoltare le persone, soprattutto le problematiche che vivono. E ascoltare in modo non giudicante. Se infatti parlo con un paziente tossicodipendente e lo faccio sentire giudicato questo mi molla immediatamente.
Per maggiori informazioni è possibile leggere il seguente articolo: droghe leggere e problematiche da abuso