La depressione senile è uno dei disturbi psicopatologici maggiormente in crescita nel mondo occidentale. Convenzionalmente si definisce depressione senile qualunque forma depressiva che colpisca persone che abbiano superato i 65 anni di età. Perdita di ruolo, perdita dell’identità sociale, lutti e riduzione della rete sociale sono alcune delle cause che possono portare una persona a sviluppare un disturbo depressivo passati i 65 anni.
Questo disturbo infatti non colpisce solo chi, già in gioventù, ha avuto problematiche depressive ma può riguardare anche persone con anamnesi psichiatrica muta. Per poter curare efficacemente questo disturbo in alcuni casi risulta necessario un periodo di ricovero. Per questo, presso l’Ospedale Maria Luigia, esiste un percorso di cura specifico per la depressione senile.
Sommario
Depressione senile: i sintomi
La depressione nell’anziano si differenzia qualitativamente dalla depressione nell’adulto presentando alcune caratteristiche peculiari. Ad esempio, i pazienti anziani più raramente lamentano deflessione dell’umore rispetto agli adulti. Sono invece maggiormente presenti:
- lamentazioni somatiche
- irritabilità
- facile affaticamento
- clinofilia (tendenza a rimanere a letto per la maggior parte della giornata).
- preoccupazioni ipocondriache
- profondi sentimenti di inutilità
A complicare il quadro nella depressione dell’anziano c’è la scarsa propensione di questi pazienti a richiedere aiuto ad uno specialista della salute mentale. Molto spesso capita invece che i pazienti si presentino al proprio medico di base lamentando disturbi gastro-intestinali, disturbi della memoria o dolori somatici non attribuibili a cause organiche.
Pseudodemenza depressiva
Molto spesso i pazienti anziani depressi lamentano una qualche forma di deficit cognitivo. Possono lamentare di non ricordare nulla, di non riuscire più a leggere un libro o di non riuscire più a fare le parole crociate. Questi deficit spesso riguardano l’attenzione, la memoria a breve e lungo termine e le capacità di astrazione.
Questi deficit spesso solo collegati alla patologia depressiva e sono quindi reversibili, ma rendono comunque molti dei trattamenti psicoterapeutici noti poco incisivi. In alcuni casi il quadro cognitivo appare molto compromesso tanto da parlare di pseudodemenza depressiva. La pseudodemenza depressiva può presentarsi con sintomi molto simili a quelli di una vera e propria demenza, con stati confusionali, deficit della memoria e deficit nelle funzioni esecutive.
A differenza delle demenze però, dove le performance cognitive calano progressivamente e peggiorano irreversibilmente col passare del tempo, nella pseudodemenza depressiva la comparsa dei deficit cognitivi è molto più rapida. Inoltre se migliora il quadro depressivo anche i deficit cognitivi migliorano o spariscono. La diagnosi differenziale tra una demenza e quadro di pseudodemenza depressiva non è spesso semplice e necessità di professionisti formati e specializzati in psicogeriatria.
Ricovero per depressione dell’anziano
Il ricovero per depressione si rende necessario per pazienti anziani quando il trattamento ambulatoriale sia risultato inefficace o quando le condizioni cliniche lo consiglino. Presso l’Ospedale Maria Luigia esiste un reparto specializzato e un protocollo riabilitativo specifico per la depressione nell’anziano.
Nel reparto di psicogeriatria i pazienti anziani con disturbo dell’umore vengono seguito da una equipe multiprofessionale coordinata dal dott. Marco De Bernardis, che prevede numerosi professionisti coinvolti. Nello specifico l’equipe è formata dai seguenti professionisti:
- Neurologo
- Psichiatra
- Medico Internista
- Psicologo
- Tecnico della riabilitazione psichiatrica
- Infermiere
- Fisioterapista
- OSS
All’ingresso del paziente in reparto vengono svolti gli esami e i test per arrivare ad una diagnosi corretta. Il lavoro di equipe risulta quindi necessario per poter arrivare ad una visione più globale del paziente e delle sue problematiche.
L’iter diagnostico prevede esami psicometrici, visita psichiatrica e neurologica ed esami strumentali (es. Risonanza magnetica, TAC etc.), oltre agli esami di routine (analisi del sangue etc.) per una valutazione internistica. Una volta impostata una corretta terapia farmacologica da parte dell’equipe medica, i pazienti seguono un percorso di riabilitazione specifico per la depressione senile.
Percorso di ricovero per depressione senile
I pazienti con disturbi depressivi in età geriatrica (>65 anni) sono ospitati all’interno del reparto di psicogeriatria al 3° piano, nella nuova Ala Quarta. Quotidianamente sono proposte attività riabilitative specifiche, che prevedono il coinvolgimento di pazienti con le medesime problematiche. Il percorso di ricovero per depressione nell’anziano prevede la partecipazione, nell’arco della settimana, a gruppi specifici per la depressione senile divisi per modalità e obiettivi:
Gruppi DEP
Durante i gruppi DEP i pazienti sono invitati a condividere le proprie esperienze, difficoltà e preoccupazioni relative al ricovero, alle cause della malattia, e alle situazioni potenzialmente stressanti.
Il lavoro in gruppo favorisce la riduzione di sentimenti di alienazione, di colpa o di vergogna che la depressione spesso alimenta. Inoltre il gruppo diventa fonte di sostegno per il singolo paziente. Durante questi gruppi vengono fornite informazioni teoriche sulla depressione e suggerite strategie comportamentali e metacognitive pratiche per poter affrontare efficacemente i sintomi depressivi.
Gruppi di rilassamento e immaginativi
Durante i gruppi immaginativi e di rilassamento i pazienti sono invitati a riprendere contatto con il proprio corpo, le proprie emozioni e i propri vissuti. Attraverso tecniche differenti i pazienti possono sperimentare strategie per la gestione dell’ansia e della rimuginazione mentale, riducendo così l’intensità dei sintomi e favorendo così un miglioramento del quadro sintomatologico.
Gruppi di stimolazione cognitiva
Durante questi gruppi vengono proposti esercizi di stimolazione cognitiva che vanno a potenziare le abilità mnesiche e attentive dei pazienti. Infatti, a causa della patologia depressiva, si può osservare in questi pazienti una riduzione delle performance cognitive. I gruppi di stimolazione cognitiva, lavorando sul mantenimento e/o potenziamento delle performance cognitive dei pazienti, migliorano autostima e autoefficacia.
Efficacia del trattamento per la depressione senile
Questo protocollo di cura per la depressione nell’anziano è stato presentato a Firenze al 17° Congresso Nazionale dell’AIP (Associazione Italiana di Psicogeriatria). Ne commenta i risultati il dott. Marco De Bernardis “abbiamo analizzato nel corso dell’anno scorso l’andamento dei pazienti, in collaborazione all’Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia che ha condotto per noi le analisi statistiche.”
“Dai dati in nostro possesso possiamo dire che il protocollo di trattamento riabilitativo è efficace e mostra risultati incoraggianti. Certamente lo studio è ancora preliminare e abbiamo bisogno di ulteriori studi ma quello che osserviamo oggi è che la partecipazione dei pazienti al protocollo ne migliora significativamente il tono dell’umore. Non solo, i pazienti che partecipano assiduamente al percorso riabilitativo hanno un miglioramento cognitivo medio di quasi 2 punti al Mini Mental State Examination.*
“Per questo riteniamo che sia importante, per la corretta cura del paziente psicogeriatrico, integrare una corretta terapia farmacologica, che rimane un pilastro fondamentale nella cura di questi pazienti, ad un intervento riabilitativo intensivo.”
Per consultare il poster presentato al 17° congresso dell’AIP con i risultati dello studio è possibile consultarlo qui: POSTER AIP 2017
Approfondimenti
- Subjective Cognitive Complaints in Cognitively Healthy Older Adults and Their Relationship to Cognitive Performance and Depressive Symptoms. (Markova H. et al. 2017)
- Rapid Depression Assessment in Geriatric Patients. (Grossberg GT et al. 2017)
- The impact of social engagement on health-related quality of life and depressive symptoms in old age – evidence from a multicenter prospective cohort study in Germany. (Hajek A. et al. 2017)