SELF-COMPASSION – COS’È LA PSICOTERAPIA BASATA SULLA COMPASSIONE

self-compassion

La self-compassion è una abilità che può essere sviluppata da chiunque, ed è un potente strumento per gestire lo stress, l’ansia e altre difficili emozioni. La self-compassion implica di sviluppare un atteggiamento di cura verso se stessi con la stessa gentilezza e cura che si estenderebbe alle persone care. Implica anche la consapevolezza che ognuno sperimenta sfide nella vita e che non si è soli nei propri disagi. C’è un crescente corpo di evidenze che suggerisce che la self-compassion sia associata a un maggiore benessere psicologico, a una minore ansia e depressione. Quindi, se stai cercando un modo per migliorare il tuo umore e il tuo benessere, la self-compassion potrebbe essere un aspetto da prendere in considerazione.

Self-compassion

La self-compassion è stata introdotta per la prima volta da Kristin Neff nel suo libro del 2003, Self-Compassion: The Proven Power of Being Kind to Yourself. Da allora, la self-compassion è stata oggetto di numerosi studi di ricerca, con oltre 500 studi scientifici che ne hanno dimostrato i molti benefici. Fa parte delle cosiddette psicoterapie della terza onda, come l’acceptance and commitment therapy (ACT).

Cosa significa “compassione”

Nella self-compassion la parola chiave è “compassione” che è una parola densa di significato. La sua forte presenza nel linguaggio quotidiano ha portato probabilmente a un progressivo allontanamento da quello che era il suo significato originario (cum patirisoffrire insieme) fino ad indicare un atteggiamento di commiserazione, di giudizio.

Quando si parla di self-compassion in psicoterapia si fa riferimento ad una predisposizione a guardare sé stessi e gli altri con un atteggiamento di accoglienza, cura e gentilezza. Un atteggiamento compassionevole di fronte a sé e alle proprie vulnerabilità, punta principalmente a scardinare abitudini di pensiero autocritico. Accettarsi significa sviluppare un nuovo modo di prendersi cura di sè e di volersi bene.

Negli ultimi anni la self-compassion, intesa proprio come amorevolezza verso se stessi e gli altri, è diventato sempre più centrale all’interno delle psicoterapie di terza generazione. Tra queste le più famose sono due:

  • la Compassion Focused Therapy
  • la Mindful Self-compassion

 

La Compassion Focused Therapy

La compassion focused therapy (CFT) è un approccio psicoterapeutico di terza generazione sviluppato da Paul Gilbert professore di Psicologia Clinica all’Università di Derby in Gran Bretagna. La compassion focused therapy si concentra sul concetto di compassione ed è particolarmente indicata per poter affrontare:

  • senso di colpa,
  • eccessiva autocritica;
  • senso di vergogna;

Per Gilbert la compassione è una particolare sensibilità verso la sofferenza in noi stessi e negli altri, che porta ad un atteggiamento di cura e comprensione per le nostre parti fragili, per i nostri insuccessi e per i nostri vissuti di trascuratezza e abuso.

A cosa serve la Compassion Focused Therapy

Attraverso la pratica della compassione si sviluppa un atteggiamento accogliente e non-giudicante verso se stessi, potenziando la nostra capacità di accettarci. Accanto a questa sensibilità, la Compassion Focused Therapy punta a coltivare comportamenti orientati ad alleviare e prevenire la sofferenza.

La compassione viene infatti definita come un’importante attestazione di forza e coraggio, di desiderio e impegno ad alleviare la sofferenza. Connettersi con la self compassion e la compassione verso gli altri facilita l’attivazione del sistema nervoso parasimpatico, favorendo calma, sicurezza, appagamento, capacità di accettarsi e, nel complesso, una migliore gestione dello stress.

La Mindful Self-Compassion

Parallelamente allo sviluppo della Compassion Focused Therapy altri due autori, Kristine Neff e Christopher Germer, hanno sviluppato un approccio terapeutico focalizzato sulla self-compassion chiamato Mindful Self-Compassion. Per questi autori la self-compassion è un’attitudine che può essere sviluppata e che porta ad affrontare i momenti di sofferenza attraverso la pratica della mindfulness e l’utilizzo di esercizi esperienziali.

Secondo la Self-Compassion alcuni degli ingredienti cardine per sviluppare un atteggiamento compassionevole verso se stessi sono:

  • La consapevolezza nei confronti dei propri vissuti, delle proprie esperienze interne aiuta ad accettarsi riducendo o eliminando il giudizio.
  • La connessione con gli altri esseri umani e con l’universalità della sofferenza.
  • Un atteggiamento gentile nei confronti di se stessi.

Kristine Neff invita a trattare noi stessi come tratteremmo un buon amico, offrendo a noi stessi uguale gentilezza a cura. Secondo Neff e Germer la self-compassion è in grado di aumentare la resilienza e la capacità di fronteggiare situazioni dolorose. Accettarsi quindi diventa un modo per manifestare amorevolezza e perdono verso se stessi, per poter essere più autentici e forti di fronte a sé e nella relazione con gli altri.

Utilizzi clinici della self-compassion

A prescindere quindi dai modelli psicoterapeutici la self-compassion sembra avere numerosi effetti positivi sulla salute psicologica, sulla gestione dell’ansia e dello stress e anche su un processo fondamentale che è l’accettazione di sè.

Accettazione di sè

Accettarsi con amorevolezza e gentilezza è molto importante ed è fondamentale per il nostro benessere psicologico. Tante volte infatti siamo noi i primi nemici di noi stessi. Siamo portati a criticarci molto, ad essere inflessibili e pretendere molto da noi.

Questo però non ci aiuta a vivere in modo armonico anzi…a fronte di un fallimento (e chi non ne incontra nella sua vita) possiamo sperimentare emozioni negative, come vergogna, rabbia o senso di colpa, e possiamo sviluppare un atteggiamento ipercritico verso noi stessi.

Queste modalità ipercritiche e punitive non funzionano a recuperare benessere, buon umore, o anche solo andare oltre gli eventuali errori commessi. Risulta così fondamentale il processo di “accettazione“.

Accettare i propri limiti non significa mortificare i nostri sforzi per migliorare

Tramite la self-compassion è quindi facilitare il processo di accettazione di sè, dei propri limiti e anche i limiti degli altri. Questo però non significa mortificare i nostri sforzi per migliorarci.

Accettarsi significa imparare che, per stare bene con se stessi e con gli altri, è necessario imparare a cambiare il modo con cui guardiamo alle nostre difficoltà. Non più occasioni per criticarci o massacrarci, ma occasioni per sviluppare uno sguardo nuovo, più amorevole verso di noi (e verso anche gli altri).

Quando coltiviamo l’amorevolezza verso di noi, piano piano impariamo ad accoglierci nei nostri difetti, sopportarci nei lati del carattere che non ci piacciono, volerci bene la dove ci sentiamo meno amabili. In una parola, sviluppare un atteggiamento compassionevole.

Fonti

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